Autore: Claudio Cavallo

Insegnante di Religione nelle scuole superiori.

Nella tappa precedente ci eravamo fermati di fronte a un interrogativo: perché non esiste pensiero vivo senza un passo? Nietzsche risponde chiaramente. È una questione di organi e di fisiologia. È facile intuire cosa c’è in gioco in questi suoi pensieri: smettere di separare corpo e anima. Nietzsche celebra l’unità dell’intestino e dell’intelletto. L’organismo vivo è la fonte di ogni pensiero. Si scrive bene, afferma, «soltanto con i piedi». Il fremito delle gambe, la vivacità del passo sono criteri che non ingannano: «Dallo stesso incedere si scorge se alcuno cammina già sulla propria via. Ma chi si accosta alla sua…

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«Pensare all’aria aperta, camminando, saltando, salendo, danzando, preferibilmente su monti solitari o sulla riva del mare, laddove sono le vie stesse a farsi meditabonde» (Friedrich Nietzsche). Nietzsche lo ribadisce spesso: niente pensiero vivo senza passo vivo. Nessun filosofo probabilmente ha dedicato al camminare così tanto tempo, tanti sforzi e tanta importanza. Nietzsche ha camminato per tutta la vita, prima di crollare, poi di sopravvivere immobile, quasi muto, su una sedia a rotelle, per i suoi ultimi dieci anni. Ha camminato fino a quando ha pensato, scritto, vissuto veramente. Le sue passeggiate erano lunghe, privilegiavano le salite, i dislivelli, i panorami.…

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In ogni arrampicata, la possibilità della meraviglia «In ogni arrampicata, e ancora di più in ogni avventura, si nasconde qualcosa di inaspettato…un’arrampicata riuscita all’inizio è paura, mentre si sale è fatica e quando si scende dalla vetta diventa felicità. Il profondo respiro una volta raggiunta la vetta non ha tanto a che fare con il successo quanto con la meraviglia per essere riusciti a fugare i dubbi, a vincere le debolezze, e superare quel che sembra inaccessibile» (Reinhold Messner). Viaggiando sul cammino come metafora della vita, intuiamo la verità nascosta nelle parole del primo alpinista a salire sull’Everest senza ossigeno…

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Seconda tappa. Perché si comincia un cammino? Cosa ci spinge a farlo? Ho letto da qualche parte che «il cammino è ciò che inizia a un passo dal buio». Ci sono periodi in cui le chiusure, le aridità, le malattie, i virus, ci costringono all’immobilità. Tutti, sulla nostra pelle o di riflesso, abbiamo rischiato in questi ultimi anni di perdere l’olfatto e i sapori della speranza! Non solo. A volte il lavoro, le responsabilità, le preoccupazioni, il prendersi cura di persone fragili c’impediscono di uscire. Fuori la gente si muove a ritmi vorticosi, non c’è sosta. I bambini nei…

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Nel corso dell’estate mi sono consapevolmente avventurato in letture di autori che riflettono sul senso della vita attraverso la metafora del “cammino”, con l’intento di attingere ad una fonte cristallina di acqua, ad un pieno di aria pura da portarmi dentro per i mesi a seguire. Filosofi, sociologi, antropologi, etnologi, teologi, scrittori, cercatori di senso s’interrogano sul perché gli uomini e le donne si siano sentiti tali solo alzandosi e mettendosi in cammino. Mettersi in viaggio per scoprire il mondo e, se stessi, è stato questo anelito a segnare l’evoluzione del genere umano. Il cammino verso nuovi orizzonti, il pellegrinaggio…

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Sono giorni cupi questi. Di passione. Venti di guerra soffiano ormai da cinquanta giorni ininterrottamente. Immagini di morte hanno riempito i nostri occhi, accartocciato il nostro cuore in un mare di tristezza e d’impotenza. Forse in certi momenti percepiamo di esserne saturi e quasi ci abituiamo ai bollettini di guerra. Talvolta ci sentiamo una superficie levigata che rischia di far scivolare la storia senza coinvolgimento né lacrime. Eppure la disperazione c’è, così come la morte, gli orrori e le tragedie, sofferenze e violenze, fughe e distruzioni, innescate dall’odio e dall’avidità. I pianti disperati dirigono i miei occhi su un grido,…

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